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Già dal secondo dopoguerra, soprattutto dagli anni ’60 del novecento, la volontà da parte della società è caratterizzata dalla voglia di interporre un cambiamento. La classe operaia, gli studenti, gli artisti andarono per le strade richiamando i propri diritti e la loro tutela.
Gli artisti hanno avuto la necessità di creare un’evoluzione fra l’arte del passato e quel dato momento storico. Si inizia a parlare di nuovi linguaggi artistici e la grande voglia di cambiamento. Parteciparono alle rivoluzioni della Biennale di Venezia tanti personaggi, stufi della gestione anacronistica da parte degli enti artistici.
Due settimane prima delle rivoluzioni del 1968 a Venezia, fu occupata la Triennale di Milano instaurando un clima di terrore nelle altre istituzioni culturali italiane, poiché l’intenzione da parte dei diversi comitati studenteschi è quella del boicottaggio.
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Protesta fuori le Gallerie del'Accademia di Venezia
A Venezia l’Accademia di Belle arti è stata occupata da studenti che contestano le lezioni, interrompono i professori, si riuniscono al fine di occupare le Università, in tale contesto i professori sono visti come anacronistici ed autoritari. In merito a questi episodi e questo clima di terrore, l’amministrazione della Biennale ha cercato di proteggere i padiglioni dalle rivolte, organizzando dei presidi da parte della Polizia. Gli scontri più importanti sono avvenuti ai Giardini della Biennale di Venezia durante la vernice ove parteciparono tantissimi contestatori quali Luigi Nono, Emilio Vedova e Vincenzo Eulisse, andarono verso i cancelli muniti di cartelli di protesta dove era presente la polizia ad attenderli.
La Biennale di Venezia ha avuto diverse contestazioni, il 18 giugno ci fu la vernice, in quell’edizione si ritrovarono alcuni padiglioni chiusi, venti dei ventitré italiani invitatasi hanno rifiutato di esporre le proprie opere, Gastone Novelli girò le sue opere mostrando il retro della tela dove ha scritto “La Biennale è Fascista” parole che fanno riferimento alla critica circa istituzione obsoleta che non vuole riformare il sistema politico e artistico del tempo. Successivamente alla vernice molti artisti mandarono dei telegrammi al fine di ritirare le loro opere esposte.
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Gastone Novelli - Biennale Fascista
La Biennale di Venezia è stata presa di mira poiché vista come “simbolo della cultura borghese” e con uno statuto anacronistico. Molti hanno proposto di posticiparla viste le occupazioni alla Triennale di Milano ed il caos in diverse altre città italiane, i commerciati veneziani nonostante questo si sono imposti al fine di dare il via alle inaugurazione della XXXIV Esposizione Internazionale d’Arte in modo da garantire in laguna l’ingresso di un numero sostanziale di turisti.
Le proteste sono servite da trampolino di lancio per un nuovo modo di parlare d’arte, dove era evidente e necessario un aggiornamento. Il 1968 in particolar modo è stato caratterizzato da quel momento di rottura, degno di nota soprattutto per i clamorosi dibattiti culturali. In quell’anno fu firmato il documento per la "Costruzione di un comitato di azione" insieme a L. Nono, E. Vedova e V. Eulisse, essi parteciparono a numerose proteste, specialmente quelle in Piazza San Marco che furono represse dalla Polizia, ecco il perché la Biennale di Venezia del 1968 è ricordata con diversi nomi come: “Biennale del manganello”, “Biennale Poliziotta” oppure “Biennale Fascista”.
L’aria del ’68 riguardo l’evoluzione artistica si è concentrata molto sull’arte povera, è subentrata la filosofia dell’effimero con Germano Celant dove l’artista non deve preoccuparsi della realizzazione di un’opera ma, del pensiero, l’idea. In quel periodo ci furono tanti nuovi stili artistici, da lì a poco si inizia a parlare d'arte povera e la Biennale di Venezia prenderà tratti più contemporanei, inoltre ci sono stati diversi cambiamenti che riguardano le nuove tipologie di arte come quella fotografica, pubblicitaria, l’happening e l’architettura, oltre un tema definito per tutta l’esposizione ed i diversi padiglioni, inoltre elimineranno i Gran Premi, per poi inserirli nuovamente nel 1986.
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Emilio Vedova in Piazza San Marco
Dopo le rivoluzioni del ’68, ci sono stati anche diversi problemi da risolvere riguardo il nuovo statuto, finalmente si svecchiò il regolamento fascista attivo dal 1938, ma i veri cambiamenti prenderanno atto attraverso l’edizione del 1974 con il decentramento delle sedi, con obiettivo di invadere tutta la città con eventi collaterali della Biennale segnando un forte legame territoriale.
Le fotografie presenti sono stati visibili presso la mostra "LE MUSE INQUIETE - LA BIENNALE DI VENEZIA DI FRONTE ALLA STORIA" presso i Giardini della Biennale di Venezia fino al 8.12.2020. Le foto originali sono state scattate dal fotografo Ugo Mulas.
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ARTOUR
Federica Leonardi
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